Ero entrato al negozio di libri per godere dell’aria condizionata e vi assicuro che non avevo nessuna idea di comprare un libro. Sono estremamente soddisfatto di Amazon e usando il servizio Prime, la consegna veloce, avevo eliminato l’ultimo pain che si frapponeva tra l’acquisto d’impulso in libreria e quello online.

L’altro giorno qualcosa è cambiato. Ho comprato un libro che non conoscevo e non pensavo neppure di comprare. Un commesso empatico, probabilmente in maniera inconscia, ha usato la sua intelligenza emotiva nei miei confronti ed ha venduto.

Negli anni ’90 lo psicologo statunitense Daniel Goleman ha formulato il concetto di Intelligenza Emotiva, quella legata all’uso corretto delle emozioni. Sono un fermo sostenitore dell’uso di questa particolare intelligenza che vi assicuro ha un ruolo determinante nel raggiungimento dei propri successi personali e professionali!

Nel suo bellissimo libro “Intelligenza emotiva” vengono sviscerati diversi aspetti di come lavora l’Intelligenza Emotiva e in particolar modo le sue tre componenti fondamentali:

  1. autoconsapevolezza
  2. autocontrollo
  3. empatia

Per sviluppare tali abilità e quindi la capacità di usare le emozioni in maniera intelligente dobbiamo porre attenzione ai nostri stati interiori e interrogarci sulla loro natura e origine oltre che accettare le emozioni come parte fondamentale di noi e imparare a riconoscere e bloccare i pensieri illogici e automatici che spesso accompagnano le emozioni. Bisogna connotare gli eventi come temporanei e dipendenti da cause specifiche e ascoltare gli altri sospendendo il giudizio e l’interpretazione dei messaggi cercando di capire cosa l’altro vuole realmente comunicare oltre che imparare a prestare attenzione al linguaggio non verbale. In particolar modo l’empatia è la capacità di riconoscere le emozioni che vengono vissute da un altro individuo sia esso reale od immaginario.

Per entrare in empatia serve tanto esercizio. L’ascolto è il fattore primario ma il più importante è l’immaginazione. Più immagini come si trovano le persone nel loro stato, più ti immedesimi nella loro situazioni più riuscirai ad entrare in relazione con loro.

Nello sviluppo di un modello di business per l’analisi dei clienti consiglio sempre di utilizzare la mappa dell’empatia. In questa mappa, dopo aver selezionato una tipologia di cliente bisogna costruire il suo profilo rispondendo a queste sei domande:

1) Cosa vede? 

Com’è il suo ambiente? Da cosa è circondato? Quali sono i suoi amici? A quali offerte è esposto ogni giorno? Quali problemi incontra?

2) Cosa sente? 

Cosa dicono i suoi amici e il suo partner? Chi lo influenza di più e come? Quali canali di comunicazione sono influenti su di lui/lei?

3) Cosa pensa e prova realmente? 

Cos’è veramente importante per lui/lei (magari qualcosa che non ammetterebbe in pubblico)? Quali emozioni lo spingono? Cosa potrebbe tenerlo sveglio la notte? Quali sono i suoi sogni e aspirazioni?

4) Cosa dice e cosa fa? 

Che atteggiamento ha? Cosa potrebbe dire agli altri? Quali sono i potenziali conflitti tra ciò che dice e ciò che potrebbe sentire e pensare realmente?

5) Cosa si intende per “disagio” del cliente? 

Quali sono le sue più grandi frustrazioni? Quali ostacoli si frappongono fra lui/lei e ciò che vuole o deve raggiungere? Quali rischi potrebbe aver paura di affrontare?

6) Cosa si intende per “guadagno” del cliente?

Che cosa desidera o deve realmente ottenere? In che modo misura il successo? Quali strategie potrebbe impiegare per raggiungere i suoi obiettivi?

Capisco che non puoi andare in giro con il foglietto delle sei domande. La cosa deve arrivare dal cuore e quindi bisogna interiorizzarla.  Concordo con Robin Good che dice che per allenarsi ad essere empatici, un ottimo modo per immedesimarsi al meglio nel carattere e nella personalità di un altro è studiare recitazione o cimentarsi con i giochi di ruolo (GDR) e provare ad essere qualcun altro, che agisce secondo principi e motivazioni diverse dalle proprie.

Per comprendere meglio cosa è successo quel giorno in libreria preferisco raccontarvi personalmente, in maniera empatica, questa bella storia di intelligenza emotiva.

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