Questa settimana sono stato in Giappone partecipando ad un fantastico meeting dove ci siamo confrontati con i colleghi di Roland di tutto il mondo e dove i gruppi di ricerca ci hanno mostrato il lavoro che stanno svolgendo per il prossimo futuro. Ma non è di questo che vi voglio parlare.

Durante il volo di andata sfogliando la rivista “Ulisse” presente nei voli Alitalia, mi sono imbattuto in un interessante articolo sul Giappone dove indicava tra le mete da visitare il Miraikan, il nuovo museo delle scienze emergenti e dell’innovazione.

Mi sono segnato il nome, anzi per dire la veritá, ho strappato le due pagine dell’articolo. Quando trovo qualcosa di interessante non resisto. Ho delle cartelle piene di ritagli fisici, per non parlare di quelli digitali. Come ho sempre detto, prendere appunti, annotarsi cose di qualsiasi tipo in maniera analogica o digitale è fondamentale per creare nuove connessioni.

Una volta arrivato in Giappone ho partecipato alle varie riunioni, a meeting ed incontri e la storia del museo era passata di secondo piano, anzi è ne ero quasi dimenticato.

La domenica mi sposto da Hamamatsu, sede della Roland, a Tokyo prendendo quello splendido e velocissimo treno che si chiama Shingazen. Vado nell’hotel che si trova al centro di Tokyo nel quartiere Ginza è, dato che mi fanno attendere per darmi la camera, lascio i bagagli e ne approfitto per andare a pranzare. proprio dietro l’hotel trovo questa fantastica installazione animata che si attiva ogni due ore. Un capolavoro artistico e ingegneristico degno del miglior Maker con sangue giapponese.

Questa opera steaam-punk è stata disegnata dal famoso Hayao Miyazaki fondatore dello Studio Ghbli, proprio quello del Castello errante di Howl. E’ stata completata nel 2006 ed ha richiesto quattro anni per essere realizzata.

Sistemando i bagagli in camera ecco che, come se avesse sentito che avevo qualche ora a disposizione, appare il ritaglio con la preziosa indicazione del museo. Cerco si Internet e trovo l’indicazione della stazione di arrivo. Apro l’applicazione Metro che contiene le indicazioni di tutte le connessioni con mezzi pubblici del mondo e mi accorgo che dalla stazione vicina all’hotel sino al museo sono solo 7 fermate.

Niente in confronto della immensità di Tokyo. Scendo e salgo nel pulitissimo treno che si trova ad un livello superiore di un altra linea di treni. Tokyo è fatta a livelli, ci sono piazze che scendendo nascondo altre piazze, negozi, linee di trasporto e nuovamente salendo si trovano altre aree urbane sopra ad altre con strade. Un groviglio incredibile. In quel punto erano ben cinque livelli.

Mi godo il panorama in quanto si attraversa il famoso ed immenso mercato del pesce di Tokyo e il fantastico rainbow bridge per arrivare al parco Odaiba.

E quasi arrivando alla mia fermata mi accorgo che davanti un centro commerciale svetta un magnifico Gundam a grandezza reale. Scendo dal treno e un raggio traente oltre a portarmi a i piedi di Gundam lascia la mia bocca spalancata per la bellezza estetica di questa opera d’arte. Questa installazione fa parte del progetto Gundam Front Tokyo che comprende un muso, negozi, bar, tutti in tema con il mitico robot.

Il tempo a disposizione non è tanto e mi muovo verso il museo. Sbaglio una stradina e come per magia mi ritrovo una miriade di ragazzi e ragazze vestite in maniera strana. Era un raduno di cosplayers. Spettacolare. Erano centinaia di diversa tipologia e a volte a enormi gruppi vestiti tutti uguali.

Riprendo la strada per il museo ed entrò in una dimensione ludico/educativa mai vista prima d’ora.

Un  enorme di famiglie con bambini anche piccoli. Il museo si sviluppa in 4 piani. Si parte dal basso con l’installazione permanente Tsunagari. Un immenso globo ruota sopra le nostre teste. E’ stato realizzato con una quantitá enorme di display perfettamente sincronizzati tra loro che danno vita a nuvole, oceani, rendendo la vista decisamente onirica, specialmente se ci si sdraia in una delle poltrone orizzontali attorno la grande sala.

Sempre nello stesso piano una mostra sul monozukuri. Il monozukuri e ciò che in Giappone si intende come processo tecnologico per la creazione di cose. Il giro passava attraverso elementi che hanno fatto la storia della tecnologia nipponica, dal walkman alla calcolatrice tascabile ai nano componenti.

Nel piano superiore ogni due ore, nell’area dedicata ai robot, il famoso robot Asimo deliziava la platea con la sua morbida passeggiata ed altre attivitá da robot umanoide.

In questo piano Tante altre installazioni guidavano i bambini alla scoperta della robotica. E dell’interazione. Tra le tante cose, un sistema di tracking che una volta letto il tuo qrcode ti proiettava un cerchio con una freccia attorno al tuo corpo e ti indicava la strada da seguire seguendoti in maniera fluida e impeccabile.

Una serie di installazioni di interactive design preannunciavano un prossimo futuro sulla comunicazione fatto di luce e di pura iterazione.

Salendo un altro piano si entrava nella sfera umana. La terra e l’uomo. Molto era destinato al sociale. C’erano dei robot che interpretavano il tuo stile di voce e in base al tono decidevano se abbandonare la conversazione o stare attenti. Altre installazioni erano composte con elementi interattivi a prova di bambino. Uno mix tra comunicazione, didattica e interazione con quel tanto di ludicitá che rende il tutto non stancante e cattura l’attenzione nella maniera giusta. Non capisco perchè gli argomenti scolastici non vengano discussi con queste modalitá. Una serie di installazioni che potrebbero anche girare ciclicamente nelle scuole per abbattere i costi legati al non utilizzo.

In questo piano oltre a modelli di DNA e tante altre affascinanti informazioni visive come gli schermi tattili dove posizionando una icona, per esempio un ombrello, vedevi in tempo reale in quali parti del mondo stava piovendo, c’erano dei manufatti che si trovano nelle parti più impervie dove si è spinto l’uomo. Sono entrato in un modulo della stazione spaziale, che devo dire è molto ben congegnato. Sono anche entrato in un sottomarino giapponese che si spinge a incredibili pronfonditá e dove i tre dell’equipaggio vivono in uno spazio angusto per le otto ore necessarie alla missione.

Tra le cose ho scoperto che esiste un satellite con il nome di mia figlia: Selene.

In una parete di potevano mettere dei magneti e scrivere come si sarebbe immaginato il prossimo futuro. Lo staff sceglieva quelle più interessanti e ne faceva una installazione. Questo è quello che è capitato alla tecnologie dell’inchiostro. Dove le testi e Inkjet da semplice supporto per la stampa prima su carta e poi su una miriade di materiali si sono trasformati in sistema per creare oggetti fisici ed oggi iniziano ad essere usate nell’ambito medico per la creazione di organi “stampando” cellule.

Una delle attrazioni di questo museo è il dome. Una cupola dove vengono proiettati splendidi filmati immersivi. Quando sono arrivalo per entrare la signorina addetta all’ingresso con una faccia dispiaciuta mi ha confermato ciò che avevo intuito quando ho pagato il biglietto d’ingresso (1.000 Yen, 7€) ossia che le prenotazioni avevano registrato il tutto esaurito sin dalla mattina. Pazienza, sará per un altra volta.

Ultimo giro nell’area dei laboratori dove fiore di giovani giapponesi i si sporcavano le mani in esperimenti di ogni genere.

Sono stato estremamente felice di visitare un museo di questa portata. So che in Italia si stanno muovendo delle cose enella zona di Brescia presto vedrá la luce il progetto Nibiru che è molto simile a quanto visto in Giappone al Miraikan.

Ecco come una serie di circostanze, apparentemente casuali, se sapute cogliere accrescono la nostra cultura e aggiungono ulteriori tasselli a ciò che disegneremo per il nostro futuro. Gundam compresi.

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