E’ già passato un anno da quando, con un semplice gesto, avevamo rotto l’incantesimo dell’orologio rotto. In questo frangente l’incuria e l’apatia dei gestori del nostro paese era emersa in maniera sottile tralasciando la cura e manutenzione di importanti simboli visivi come l’orologio della piazza.
Penso che questa storia e tutto ciò che è successo dopo la nostra azione rimarca la vera faccia dell’amministrazione e di conseguenza di buona parte dei miei concittadini Acatesi in merito alle persone che hanno scelto come loro rappresentanti.

L’atto di rimettere in moto l’orologio è nato dal semplice amore per il posto nel quale ho vissuto la mia infanzia e giovinezza e nel quale continuano a vivere tantissimi miei parenti ed amici. Un semplice gesto che vedo come logico da chi ha a cuore ogni aspetto di un luogo che oltre far parte delle nostre vite, ci rappresenta.

La cosa peggiore che poteva succedere è successa. Dopo aver dimostrato che con un piccolo atto di volontà le cose possono ripartire, mettersi in moto, scorrere verso un futuro positivo fatto anche di volontariato e amore per i beni pubblici, l’orologio si è di nuovo fermato e nessuno si è preso cura di rimetterlo in moto.

In effetti non è giusto dire nessuno in quanto ho ricevuto delle telefonate e ho parlato con gli amici con i quali l’anno scorso avevamo risolto il problema. In particolar modo Mario era risalito alla torre ed aveva notato che il salvavita che alimenta il motorino per la carica dell’orologio si era bruciato a causa di un fulmine. Mi ritorna in mente la scena di ritorno al futuro con Marty e Doc che, nel passato, decidono di riparare l’orologio colpito dal fulmine.  Un fulmine che nel nostro caso ha colpito e bruciato il cervello di un intero paese.

In questi giorni è stato dichiarato il dissesto all’amministrazione di Acate. L’orologio rotto era un chiaro segnale di come sarebbe andata a finire questa storia. La cura per i dettagli e per le piccole cose deve essere alla base di ogni cosa, compresa l’amministrazione di un paese. Non devi attendere la lamentela diretta di una signora (mia madre) che dopo 15 giorni di segnalazione di una rottura di tubo di scarico nella strada di casa. Per vedere gli operai comunali in azione ha dovuto discutere animatamente con il sindaco e attendere una sua personale telefonata alla ditta appaltatrice.

L’ascolto empatico deve esistere in ogni relazione, compresa quella con il proprio paese.  Devi ascoltare e agire da bravo figlio per cercare di alleviare la sofferenza e trasformarla in gioia.
Non stiamo parlando di fondi, di bandi e di responsabilità di dirigenti, amministratori e impiegati. Stiamo parlando di amore. Di quella sentimento che ti fa donare a prescindere dal ricevere qualcosa. Non è facile uscire dallo status-quo e vedere la mediocrità esternata come superlativo e nascondere il degrado sotto il tappeto dell’ignoranza.

Non è possibile continuare in questa maniera e pretendere che una persona si prenda questa responsabilità. L’unica soluzione che vedo è quella di agire congiuntamente. Non sono i colori politici a determinare il bene o il male. Bisogna solo identificare lo scopo e determinare delle azioni per raggiungerlo nei tempi e modi che si definiscono insieme. Sbracciarsi le maniche ed operare in prima persona. Come diceva il maestro Joda: “fare o non fare, non c’è provare”. Bisogna agire, partire da piccole cose e farle, a prescindere dal primo pensiero che passa nel nostro cervello, quello logico e freddo che, per orgoglio o altri sentimenti razionali ci bloccherebbe dal fare qualsiasi azione.

Nella zona pedonale davanti casa di mia madre i miei nipotini giocano a palla. In quest’area di gioco ci sono degli escrementi di cane e della spazzatura non raccolta. Chiedo a mia madre una scopa per poter levare questi piccoli ma fastidiosi elementi che rovinano la bellezza del momento.  La replica di mia madre è immediata: “cosa ti viene in mente?,  questo è compito degli operatori ecologici e ancor prima di quei proprietari dei cani che non raccolgono i bisogni dei loro bellissimi animali”. La parte razionale del cervello chiede vendetta verso questi maleducati , la parte emotiva, quella che ti porterebbe a pulire quel tratto di strada a prescindere da tutto, per godersi dei nipoti che giocano e di un angolo di paese pulito viene soffocata. Ma basta poco, basta oltrepassare quel limite che noi stessi ci siamo imposti per decidere di agire, di prendere una scopa e riportare la strada nella migliore condizione possibile, come dovrebbe sempre essere.

A questo punto succede una cosa strana che il precedente sindaco di New York, Rudolph Giuliani, ha applicato con successo nella ex degradata New York, una azione a tolleranza zero basata sulla “teoria dele finestre rotte”. 
L’esperimento del 1969 fu quello di lasciare due automobili identiche, stessa marca, modello e colore abbandonate in strada, una nel Bronx, zona povera e conflittuale di New York, l’altra a Palo Alto, zona ricca e tranquilla della California. Ciò che accadde fu che l’automobile abbandonata nel Bronx cominciò ad essere smantellata in poche ore, perdendo le ruote, il motore, gli specchi, la radio, e così via. Al contrario, l’automobile abbandonata a Palo Alto, rimase intatta. Tuttavia, l’esperimento in questione non terminò così. Infatti, dopo una settimana, quando la vettura abbandonata nel Bronx era stata completamente demolita e quella a Palo Alto era rimasta intatta, i ricercatori decisero di rompere un vetro della vettura a Palo Alto. I ricercatori assistettero alla stessa dinamica di vandalismo che avevano registrato nel Bronx: furto, violenza e vandalismo ridussero il veicolo nello stesso stato di quello abbandonato nel quartiere malfamato di New York.

Lo stato di degrado che troviamo ad Acate e Macconi non fa altro che alimentare altro degrado. Giuliani nelle sue attività di sindaco di New York iniziò ripulendo tutte le metropolitane dai graffiti dei writer. Durante la notte i writer ritornavano a ridisegnare i vagoni e di giorno la squadra di pulitori le rimetteva in sesto. I writer non trovavano le loro opere d’arte e spendevano soldi in bombolette e notti insonni. Dopo una settimana lasciarono perdere e tutt’oggi i vagoni di New York sono puliti rispetto quelli di tante altre città.

Bisogna perseverare e credere che il cambiamento si possa ottenere iniziando con attività forti che facciano capire che non stiamo scherzando. E’ questo il motivo per il quale con Mario e Sergio, ritorneremo a sistemare l’orologio della piazza che per noi è un simbolo di quello che vorremmo della nostra Acate. Un orologio che deve fare da memoria tra il passato e il futuro.

La memoria  che, come dice Sant’Agostino, non é altro che presente del passato . Eventi passati , presenti e futuri sono in quanto sono presenti nell’anima del paese e ciò che viene misurato dall’ anima non sono le cose nel loro trascorrere , ma l’affezione che esse lasciano e che permane nella nostra anima anche quando esse sono trascorse. L’orologio è il simbolo del nostro voler andare verso il futuro ed insieme con piccole azioni riusciremo a fermare questo degrado dilagante riportando Acate ad uno splendore che noi ricordiamo e che vogliamo essere ricordato dalle generazioni che ci seguiranno.

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