Ognuno di noi ha un parente o un amico artigiano. Guardatevi attorno, tra le cinque persone vicine a voi, una sarà sicuramente un artigiano. Queste realtà fanno parte della nostra vita. Da piccolo ero felice quando entravo nella tipografia di mio zio e comporre con i caratteri mobili era più di un semplice gioco. Quelle dieci lire maturate dall’aver trovato un refuso leggendo il testo da destra a sinistra era molto di più del valore ricevuto in cambio. L’odore dell’inchiostro, l’avere a disposizione tantissima carta dove scarabocchiare, i caratteri di piombo, il rumore ciclico della pedalina riaffiorano in me ogni volta che entro in una tipografia e mi catapultano nel passato.

Dopo aver vissuto queste esperienze, quello che succede oggi entrando in una tipografia come in altre categorie artigianali mi rattrista non poco. Non dovrebbe esistere silenzio dentro una tipografia. La mancanza di rumore della macchina tipografica in azione ti fa capire che qualcosa non sta funzionando. La loro scusante è sempre la crisi o la concorrenza. E tra i concorrenti più temuti c’è Internet che, con i grandi service, raggiungibili da qualsiasi privato o azienda, con costi di produzione molto bassi, li ha messi con le spalle al muro.
Altro caso parallelo è quello del tipografo con attività positiva ma che non riesce a trasferire, o meglio ereditare, la sua felice attività in quanto il figlio sta facendo altro o si è appena laureato in materie che non centrano niente con la sua attività artigianale.

Da queste osservazioni abbiamo maturato una idea che riprende una campagna pubblicitaria che avevamo adottato in Roland nel 2008. “Di padre in meglio.” nella quale declinavamo queste affermazioni: “Con l’esperienza di un padre e gli occhi di un figlio. Generazione dopo generazione lavoriamo al vostro fianco per trasformare in realtà ciò che immaginate. Per essere avanti nel servizio, nelle soluzioni. Roland. Presente per il vostro futuro.”

Da una dichiarazione pubblicitaria, scaturita da ciò che vedevamo succedere nelle botteghe dei nostri neo artigiani tecnologici, abbiamo deciso di passare ai fatti. Essere noi gli artefici di questa trasformazione sociale.

Per la prima abbiamo fatto incontrare i padri e i figli, cercando di aiutarli a capire che la conoscenza digitale del figlio integrata nell’esperienza analogica del padre è un grande valore. Abbiamo raccontato storie di chi ha già sviluppato questo percorso, cercando id creare nuove storie. Storie positive fatte di passato che incontra il presente per andare nel futuro.
Alessandro Bosco, della Bosco Forniture Grafiche di Palermo, primo partner nel concretizzare questo pensiero, ha coinvolto oltre gli amici del FabLab di Palermo diverse aziende locali per testimoniare la fattibilità di questa idea.

Sono venuti ex macchinisti offset, stampatori o tipografi classici, aziende di famiglia che ci hanno deliziati con la storia dei loro nonni tipografie di come il padre ha deciso di affidarsi alla cultura digitale del figlio per fare evolvere l’azienda. Gli amici dei FabLab presentavano la stampa 3D,  Internet delle cose, argomenti apparentemente lontani da ciò che potrebbe servire ad un tipografo ma molto più vicini di quanto si possa immaginare.

Il primo incontro si è tenuto il giorno 12 e 13 settembre presso La Scuola Grafica Salesiana Cnos-Fap di Palermo. Nella scuola hanno deciso di dotarsi di una periferica di stampa digitale Roland per dare una formazione completa ai propri allievi. Sfruttando la vicinanza della nostra azienda nel fornire ai ragazzi strumenti e stimoli per farli diventare dei veri artigiani tecnologici. La stampa tipografica e litografica sono fondamentali nel percorso formativo, ma oggi è impossibile rimanere fuori dal mercato digitale soprattutto per la varietà dei mercati che si possono affrontare e quindi uno sbocco lavorativo diversificato.

Abbiamo fatto discorsi su come affrontare il futuro parlando, come ci ha ben insegnato Vincenzo Moretti con il suo progetto “le notti del lavoro narrato”, di lavoro ben fatto, di come avvicinare i figli, a volte medici, altre avvocati, molte altre disoccupati, a riprendere in mano il lavoro del padre con i loro occhi, le loro conoscenze, la loro contemporaneità.

Vogliamo far crescere questo “di padre in meglio” vogliamo dare una doppia possibilità all’esperienza artigianale integrandola al digitale, alla tecnologia. Vogliamo che la mano, quella del fare, quella callosa dell’artigiano italiano, incontri il mouse, si associ alla tecnologia, quella giovane, brillante ed innovativa. Insieme, mano e mouse, daranno vita all’artigiano tecnologico, un misto di competenze, tecnologie e creatività, arte e storytelling, elementi indispensabili per le aziende artigianali del futuro.

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