TORNARE A SOGNARE, PER UNA NUOVA ITALIA
Un uomo cammina fra le macerie di una  città in rovina. E’ italiano, ha un sogno che molti considerano folle:  puntare tutto il suo patrimonio su chi non ha garanzie da offrire, se  non la propria energia, la voglia di ripartire da zero. Ricostruire  dando fiducia agli altri.
Quella città, San Francisco, oggi  simbolo dell’innovazione, deve molto alla “follia” di quell’italiano di  talento, figlio di emigrati liguri. Dopo il terribile terremoto del  1906, Amadeo Peter Giannini decise di far prestiti a chiunque avesse la  forza di impegnarsi nella ricostruzione. Trasformò così un immane  disastro in una grande opportunità, dando il via alla rinascita della  città californiana, mentre la piccola Bank of Italy da lui fondata due  anni prima cresceva sino a diventare Bank of America.
Centocinque anni dopo, l’Italia cerca le  energie per uscire da una pesantissima crisi. Ma per guardare al futuro  con fiducia e rimediare a sperperi e ritardi, dovrà prima di tutto  rimuovere modi di pensare diffusi, vere “macerie culturali” nelle nostre  teste. E risolvere una colossale contraddizione, che mina il suo  sistema di valori. Quella di un Paese che per ricchezza di cultura è  costante fucina di talenti capaci di primeggiare nel mondo,  dall’impresa, all’arte alla scienza, eppure sembra rassegnato a  sperperare in patria quel talento, con un malcostume che mortifica i  migliori, chi sa immaginare il domani, rischiare, mettersi in gioco  lealmente. Favorendo spesso invece chi ostacola i cambiamenti, antepone  il proprio orticello al bene comune, prevale non perchè più bravo ma  grazie ad amicizie, conformismo, ossequio a potentati, disinvoltura nel  gioco sporco.
Una contraddizione inaccettabile,  mentre in un mondo che cambia sempre più rapidamente, la risorsa di cui  l’Italia è più ricca, quella intellettuale, diventa più importante delle  materie prime o della posizione geografica.
Non ci sarà rinascita politica ed  economica senza affrontare a viso aperto questo paradosso, che ben  conoscono le migliaia di connazionali di talento costretti ad andare  all’estero per realizzarsi. Proprio dagli italiani cittadini del mondo  occorre partire, per innescare in patria una indispensabile Rivoluzione  culturale, che ridia fiducia anche ai tanti che il loro talento cercano  di affermarlo faticosamente in Italia, fra mille ostacoli.
“I giovani devono partire ma per curiosità non per disperazione. E poi tornare. Partire per capire il resto del mondo e prima ancora se stessi” Renzo Piano.
E’ cruciale comprendere che davvero  abbiamo qualcosa di particolare, nell’affrontare la complessità delle  cose, intrecciare arte e scienza, che questo patrimonio ha un valore  immenso nel mondo d’oggi. Ed è importante far tesoro di esperienze e  idee dei tanti che sono italiani a pieno titolo anche vivendo  all’estero. Un’italianità che sulla scia dello spirito d ’impresa di  navigatori, esploratori ed emigranti di ieri, oggi si esalta nell’essere  cosmopolita e le frontiere le supera agilmente, non le trasforma per  paura in barricate, in nome di un passato mai esistito.
Per guardare al futuro con fiducia, occorre tornare a sognare.  Come fecero i nostri padri, dopo i disastri della guerra. Prendendo a  modello chi sa vedere quel che ancora non c’è e dedica tutte le sue  energie a realizzarlo. Occorre scoprire e far conoscere questi esempi  positivi. Storie di ieri, come quella di un italiano fra le macerie, col  sogno folle di puntare tutto sugli altri per ricominciare. Storie di  oggi, dei tanti che magari accanto a noi, sanno inseguire con tenacia e  creatività questi sogni, credere che tutto è possibile, se lo vogliamo.  Persino fare squadra, invece di diffidare degli altri o peggio ancora,  cercare di fregarli.
Dobbiamo spostare i riflettori dai  troppi inetti, arroganti e litigiosi che hanno goduto di una immeritata  visibilità ed hanno diffuso modelli devastanti che sono le macerie di  cui liberarci. Basta aprire gli occhi, per trovare nuovi modelli,  inseguendo il talento. Occorre trarne ispirazione e farli conoscere,  soprattutto ai più giovani. Dando a loro nel frattempo molta più voce e  ascolto. Perchè certo i più giovani hanno molto da insegnare ai più anziani, su come si guarda al futuro.
Roberto Bonzio, giornalista e blogger  Italiani di Frontiera (Milano).