Ci sono alcuni prodotti innovativi che quando arrivano al tuo cospetto non solo ti fanno apparire un immenso sorriso in faccia ma ti fanno venire una voglia irrefrenabile di condividerle con tutto il mondo.
Questo è quello che mi è successo quando ho visto per la prima volta OLO. La voglia di strapparlo dalle mani di Filippo era tanta ma sia io che Sergio abbiamo desistito ed atteso la campagna su kickstarter che sta decretando un enorme successo per questa idea di stampante 3D. Nel momento in cui scrivo, dopo 5 giorni è già arrivata ad 1 milione di dollari. Cifre da film! 
Sulla stampante 3D OLO si sono già dette tante cose, non voglio ripetermi in articoli ripresi da quanto potete trovare già scritto sulla pagina del prodotto. Sono tre gli aspetti che mi piacerebbe raccontare che, dal mio punto di vista sono importanti tanto quanto il successo che in qualche maniera era già annunciato. 
  1.  La genesi: chi c’è dietro la nascita di OLO.
  2.  La tecnica: cosa c’è dentro questo magnifico oggetto.
  3.  Il marketing: come ha fatto a diventare virale in così poco tempo.

1. La genesi. 

Per comprendere da dove possa arrivare l’idea di un prodotto come questo è meglio conoscere le persone che ci sono dietro. Sto parlando di due amici: Filippo Moroni e Pietro Gabriele. 

Filippo è uno che ama sporcarsi le mani, un figlio di artigiano, uno che ha vissuto la sua infanzia tra trucioli del padre falegname è che ha proseguito gli studi in architettura al politecnico di Milano. Filippo è uno di quelli che hanno partecipato attivamente alla nascita di software come Rhino utilizzandoli in maniera massiccia e fornendo indicazioni alla casa madre. 
I software 3D per lui non hanno segreti e le relative periferiche digitali che consentono di tramutare i bit in materia sono stati da sempre i compagni di viaggio delle sue avventure lavorative. 
Pietro è molto concreto, si definisce un NON laureato in ingegneria informatica. È stato per diversi anni corrispondente EDP dall’America lavorando nel mondo delle costruzioni. Una sorta di connessione tra i due amici, compresa la passione per la ristorazione, li porta a creare Fonderie Digitali che connette 8 aziende innovative come Wasp, Dini e tanti altri.
Le loro competenze e visioni iniziano a convergere in quello che oggi conosciamo come OLO. Una sorta di sfida dove idee che provengono da diversi mondi si sono unite in un unico progetto. La conoscenza sulla chimica di alcune resine, la visione globale delle periferiche di tutto il mondo della stampa 3D comprese le stereolitografiche. La conoscenza di software , di sistemi di interaction design  e la voglia di semplificare il tutto ha partorito OLO che racchiude in un idea geniale anni di immersione in questo mondo.


2. La tecnica.

Una delle cose più belle di OLO è la semplificazione. OLO è composta da soli 7 pezzi. La potenza dello smartphone è al centro di tutto. L’oggetto 3D viene inviato fetta per fetta allo schermo dello smartphone che ad ogni solidificazione della resina invia un segnale acustico (non udibile) per far alzare lo stand che conterrà l’oggetto facendo lavorare gli unici 3 pezzi che si occupano della meccanica. Geniale.

La tecnica della GIF o PDF che contiene la sequenza delle fette da stampare l’avevo giá provata quando ho usato la stampante UV Roland LEF-20 per creare un oggetto 3D. Ancor prima di questo esperimento l’avevo anche vista in una delle sperimentazioni di un altro creatore di stampanti 3D ossia l’amico Gatto alle prese con una Micraft che aveva pimpato alla grande.
Il goal è stato quello di usare uno schermo di uno smartphone con una resina che lavora nel campo della luce visibile. Gli schermi oled di nuova generazione hanno un ottima intensitá e poca distorsione, due fattori indispensabili per poter proseguire nello sviluppo della nascita di OLO.

3. Il marketing.

Quando Pietro e Filippo  mi dissero che avevano rifiutato tutto il lavoro dell’agenzia con la quale avevano creato il primo video da inserire su kickstarter in quanto non riusciva ad emozionarli abbastanza ero solidale con loro e fu in quel momento che ci mostrarono il video che oggi potete ammirare su kickstarter.
Tutta un altra storia. Non si parla di prodotto. Non si parla di caratteristiche tecniche. Si raccontano delle brevi storie che convergono in un semplice concetto. Stampare 3D è più semplice di quanto immagini. È alla tua portata. Hai giá in tasca la tua prossima stampante  3D. 
Ma oltre questo c’è un concetto che emerge su tutto. #message3D. Una macchina che stampa in i messaggi 3D. Una evoluzione che passa dall’esperienza d’uso alla trasformazione sociale. Questo è uno dei punti chiave che fanno si che un prodotto come questo sta ricevendo il successo che merita. 
Non vedo l’ora di ricevere la mia prima OLO e inviare a mia figlia un messaggio 3D che lei si stamperá con il suo smartphone e so giá che questo messaggio scatenerá una reazione a catena che cambierá globalmente è definitivamente il mondo della stampa 3D.

Grazie Filippo e Grazie Pietro.

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