Umarell (s.m. bolognese – Omarello, ometto) è il termine ormai di uso comune inventato  dall’antropologo urbano Danilo Masotti, che valicando i confini bolognesi è ormai diventato un vero e proprio fenomeno nazionale.

Come dice lo stesso Danilo nel blog Umarell: “Gli umarells sono individui in pensione e non solo che hanno ben poco da fare tutto il giorno e giustificano la loro esistenza importunando – o facilitando… – le esistenze altrui. Così, tanto per sentirsi utili… forse. Gli umarells sono ovunque, basta solamente farci caso. Li puoi trovare a un incrocio dove è appena avvenuto un incidente stradale, o in un autobus strapieno a litigare con chi li ha leggermente spintonati, oppure in fila in posta, in banca, all’Ufficio del Catasto. L’umarell adora guardare i lavori stradali, ama le ruspe, le gru, i cingolati in genere, le auto che eseguono manovre difficoltose, i negozi di ferramenta, le cantine, i garaggg… L’osservazione di questa particolare specie è diventata un vero e proprio fenomeno di costume”.

L’amico Massimo Temporelli, presidente di TheFabLab, racconta che una volta completata la prova di stampa di un file 3D del suo socio Bernardo Gamucci, un omino con le mani dietro la schiena, posando l’omino vicino il computer sembrava che stesse guardando il proprio lavoro proprio come un umarell.

La frase presente nel sito TheFabLab  è la chiave del successo che sta avendo questo oggetto.

The hardest thing to do is work hard when nobody is watching you!
Increase your productivity with your personal UMARELL.
Just place it on your desk and let him watch over you.

La cosa più difficile da fare è lavorare sodo quando nessuno ti sta guardando, l’umarell da scrivania costa 18 euro, è alto circa 14 centimetri ed è prodotto in vari colori con tecnologie di stampa 3D in materiali bioplastici. “E’ un anziano digitale che osserva i cantieri digitali, i vostri computer e aumenta la tua produttività del 10%”, informano sulle pagine di e-shop da TheFabLab

Come in altri casi non è l’oggetto ma lo scopo che c’è dietro ciò che decreta il successo di un prodotto.
Che sia stampato con una stampante 3D o in colata o in iniezione non ha importanza. Quello che importa è che racconti una storia, una storia che generi emozioni e che sia figa da condividere. Se poi questo prodotto è anche fotoigienico e colorato ha ancora più elementi per spaccare.
Se lo vogliamo analizzare con il wowometro , l’umarell realizzato da TheFabLab raccoglie il punteggio pieno: è un mini umarell (esagerazione), con la sua posa plastica (movimento), fermo davanti un computer (associazione inusuale), intento a vedere cosa combinate (coinvolgimento emotivo), inoltre lo puoi mettere dove vuoi (posizionamento) e costa pure poco (sostenibilità). Sei punti pieni per un oggetto geniale.

La condivisione sui social ha fatto il resto, portando l’umarell nelle scrivanie anche di personaggi famosi che non hanno fatto altro che incrementare ulteriormente il desiderio di avere il proprio umarell come controllore o utilizzarlo come originalissimo regalo di Natale.



Vi devo avvertire che da ieri chi ha ordinato il suo umarell non lo riceverà in tempo per Natale. Pur utilizzando quasi 20 stampanti 3D con un ritmo di produzione di 200 pezzi al giorno a quello che ormai hanno chiamato “umarellificio” le richieste sono andate alle stelle e il pensiero di Massimo è quello di non passare alla produzione di massa, nè uno stampo o alla produzione cinese. Questo oggetto deve continuare ad essere prodotto in 3D in materiali bioplastici per come è stato declinato sin dall’inizio. E’ una questione di principio al quale mi associo. Non è nato per farci i soldi anche se sta restituendo una buona strenna a tutto il gruppo del TheFabLab. 

Per finire, confermo l’aumento di produttività che ho avuto da quando ho posizionato il mio personalissimo umarell davanti il mio computer!

Provare per credere!

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