L’idea alla base di Lytro è quella dei campi di luce o piani di luce: mentre in una fotocamera tradizionale le lenti convogliano la luce verso il sensore che misura l’intensità luminosa raccolta da ogni singolo pixel, in questo caso ci sono milioni di microlenti poste dopo l’obiettivo che “sparpagliano” la luce su un sensore in grado di misurare non solo l’intensità ma anche la direzione da cui la luce proviene. In pratica, invece di misurare unicamente quanta luce entra nell’obiettivo, Lytro misura quanta luce arriva e da dove: ciascun pixel è in grado di raccogliere queste informazioni vettoriali, che vengono immagazzinate in un file RAW (in formato proprietario, esportabile in JPG) manipolabile successivamente o visionabile direttamente dal piccolo schermo della macchina.

non essendo necessaria la messa a fuoco non è necessario l’hardware per l’autofocus: e questo significa pure che per scattare non è necessario mettere a fuoco, e quindi lo scatto è immediato. Inoltre, e qui viene il bello, l’immagine catturata è a tutti gli effetti tridimensionale: raccogliere dati su intensità e direzione dei raggi luminosi consente di immagazzinare informazioni sulla disposizione nello spazio degli oggetti. Con una elaborazione software, che sarà possibile direttamente dal software dell’azienda dal prossimo anno, si potrà anche “variare” il punto di vista dell’immagine, o mostrarla su uno schermo 3D.

Da sito diverse gallerie per provare da soli l’ebrezza di fare click e cambiare il punto di fuoco.

 

 …dimenticavo, la prima fotocamera Lytro arriverà sul mercato a inizio 2012. Si può già ordinare, e il prezzo come la forma sono destinati a stupire: si parte da 399 dollari (290 euro) e si arriva al massimo a 499 (360).

Non vedo l’ora di poterla provare! Sono sicuro che l’integrazione con frese e stampa darà una smossa alla creazione di bassorilievi ed altre fantastiche applicazioni.

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