Credo fortemente nella legge di attrazione secondo la quale ogni essere umano può agire come un magnete in grado di attirare a sé tutte le situazioni e le cose materiali che pensa con sufficiente intensità.
E’ da un po di tempo che mi piace seguire ciò che gravita nel mondo dell’Open Source e  in particolar modo nell’ancora più specifico mondo dell’Open Hardware.

Ci sono persone che sono considerate dei guru in questo nuovo modo di vedere il futuro e una serie di situazioni favorevoli mi hanno dato l’opportunità non solo di conoscerle di persona ma di partecipare ad un progetto comune.


Le persone sono Massimo Banzi, Gianluca Martino e Davide Gomba di Arduino, nota scheda open hardware usate per una miriade di progetti di “interactive design”. L’altra persona conosciuta è Zack Hoken Smith di MakerBot Industries e del portale Thingiverse.
Il progetto comune è il FabLab presente all’interno del progetto Stazione Futuro curato da un altra fantastica persona, Riccardo Luna, direttore dell’edizione italiana della rivista Wired.

Tutto inizia con una partecipazione di Roland ad un progetto FabLab del MIT. FabLab significa Fabrication Laboratory ossia un piccolo laboratorio dotato di una serie di macchine controllate da computer che permettono di fabbricare “quasi tutto”.

Il mese scorso la redazione di Wired apre le porte ai lettori per festeggiare il secondo anno di attività. Il caso vuole che quel giorno avevo un appuntamento a Milano e mi registro al volo per essere tra i 200 fortunati che potranno visitare la sede. Fantastico giro della redazione, foto in posa e finalmente arriva il momento di conoscere il direttore.

 

La nostra accompagnatrice ci dice che Luna è impegnato al telefono e che non può salutarci. Chiedo se almeno possiamo vedere il suo ufficio. Dopo qualche minuto si decide per passare nel suo ufficio come in un silenzioso pellegrinaggio. Tiro fuori dalla mia colorata borsa una t-shirt creata per l’occasione e la lascio sul tavolo del direttore ancora impegnato nella telefonata.

Sguardo stupito, veloci saluti al telefono e finalmente ci si può stringere la mano.
E’ questa l’occasione per poter parlare il mitico direttore. Parliamo del FabLab e di Massimo Banzi che cura i partecipanti al progetto. Lui  sarebbe andato in redazione il giorno successivo. Ho pensato: “Pazienza, per conoscerlo ci sarà sicuramente un altra occasione”. Per il momento ero veramente felice di aver conosciuto Luna che stimo tantissimo per il suo impegno nel diffondere cultura digitale in Italia.

Il mio collega Sergio (a destra nella foto notturna) segue ogni sviluppo delle attività al FabLab e appena saputo della Lecture di Zach Smith con la presenza di Massimo Banzi mi chiede se dobbiamo andare a Torino. Queste sono domande che non si fanno, Sergio mi conosce bene, saliamo in macchina e partiamo all’avventura. Dovendo parlare con Davide e i ragazzi che cureranno il FabLab ci organizziamo per vederci direttamente a Stazione Futuro.

Oltre conoscere i tre preparatissimi ragazzi che cureranno la Roland MDX-40 e tutte le attrezzature presenti al Laboratorio conosciamo finalmente altri due miti: Massimo Banzi e Zack Smith.

Con Zack entro subito in sintonia. Dove trovi due matti come noi uno con un tatuaggio USB compreso di foro per inserire la chiavetta e l’altro con tatuaggio Ethernet compresa la dicitura della velocità di connessione?

Zack è veramente simpatico. Lui si definisce sognatore, scienziato, hacker, autoreplicante. Dice che gli piace sognare in grande, fallire in grande e vincere in grande. La sua passione è aiutare gli altri a fare cose straordinarie. Open source controller, robot, microcontroller, sito con oggetti 3D, stampanti 3D sono il suo pane quotidiano. Ha 27 anni, 30 dipendenti, 3 milioni di dollari di fatturato annuo. Ma questi sono dettagli irrilevanti.

Da quando si era licenziato da Vimeo ha proseguito con un paio di amici il sogno di creare qualcosa di nuovo. La possibilità di prendere dei bit e farli diventare materia. In maniera semplice ed economica. Crea la sua Thing-o-matic e mette i progetti a disposizione di tutti. Chi non ha tempo o voglia di fare tutto da zero compra il suo kit a 1.300 $. Saldatore, cacciavite e un paio di giorni per autocostruirsi una stampante 3D additiva.

Se volete sentite cosa ha da dire in merito al suo progetto seguite la sua presentazione al FabLab.


Zach smith speech @ fablabitalia from fablabitalia on Vimeo.

All’interno di questa stampante un prodigio tecnologico. Una scheda che riesce a controllare di tutto dove una miriade di persone sta inventando le cose più incredibili: Arduino.

Massimo Banzi, ideatore del progetto Arduino, durante la cena ci racconta che lui è un designer interattivo e che oggi i designer si devono confrontare non solo con la parte estetica ma sopratutto con la parte interattiva. Una luce deve interagire con l’ambiente, cambiare colore, intensità. Mentre per il design fisico esistono strumenti per prototipare facilmente per il design interattivo non c’era niente. Ecco l’idea di Arduino. Una semplice scheda totalmente programmabile per far interagire tutto ciò che si vuole.

Anche in questo caso il progetto è Open e genera una community mondiale il successo è dovuto al fatto che Arduino ha consentito a tantissime persone di avvicinarsi con semplicità alla programmazione dei microcontrollori, persone che mai avrebbero pensato di fare nulla del genere.

Continuamo a discutere con Sergio e Massimo senza sosta o stanchezza sino alle due di notte.
Quando si incontrano persone come loro ricevi una energia incredibile, capisci che ogni sogno può essere realizzato e non ti accorgi nemmeno  che i 750 kilometri che ti separavano da casa sono svaniti sotto una valanga di idee, sogni e progetti discussi con Sergio durante la strada di ritorno verso un nuovo futuro.

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