Sono passati più di 25 anni e credo sia arrivato il momento di confessare un furto che ha fatto di me quello che sono oggi. Di solito abbiamo timore di dire che abbiamo trafugato qualcosa ma ci sono tanti casi che dimostrano apertamente che il “furto” è una pratica da seguire per la propria crescita.  Steve Jobs rubò l’idea del mouse dal centro di ricerca Xerox, i Beatles per alcune canzoni rubarono il sound dal loro idolo Little Richard. Pur non sentendomi un grande artista posso usare la citazione di Pablo Picasso che diceva: “i buoni artisti prendono a prestito, i grandi artisti rubano”. 

Nel 1990 aprendo la scatola di CorelDRAW 1.0,  oltre il manuale e i due floppy da 1,44 Mb, c’era un volantino che spronava i giovani artisti a mettersi in gioco per inviare una loro opera digitale per il concorso internazionale di disegno Corel World Design Contest.

La grafica vettoriale era appena nata e non esistevano pubblicazioni per catturare stili o opere da replicare o ancor meglio tutorial che avrebbero illuminato le migliori mosse da fare con il mouse. Niente di niente. Il vettoriale lo vedevo molto vicino a ciò che avevo fatto con l’aerografo ed ogni maschera intagliata era comparabile ad un vettore chiuso sul quale inserire digitalmente colori e sfumature. 

Ho sempre pensato che il miglior modo di comprendere un software sia quello di realizzare un lavoro complesso, una sorta di sfida tra la nostra intelligenza e degli strumenti poco conosciuti che nel percorso mi aiuteranno a raggiungere l’obbiettivo.
In quel periodo mio padre aveva un complessino rock dove, insieme ai suoi amici, ci si divertiva a suonare insieme per la gioia che solo chi fa musica può ben capire. Compravano spartiti singoli e raccolte da diversi editori e fu proprio una copertina di una edizione musicale che stimolò la mia voglia di rubare.

In quel periodo lavoravo alla Esseemme pubblicità di Comiso e i soci Tonino Sisto, Roberto Mugnieco e Salvatore Iemolo mi avevano chiesto di realizzare una serie di calendari da mettere in produzione. Tra le loro richieste mi era stato detto di realizzare le pellicole in tricromia per evitare il telaio del nero e risparmiare sui i costi dell’inchiostro e del quarto passaggio. Sfida nella sfida. 

Nel 1990 replicare in vettoriale una illustrazione ad aerografo non era cosa semplice. Usavo l’immagine della copertina come musa, come base sulla quale andare a tracciare nodi e definire punti percentuale per ogni sfumatura. Il formato del calendario era completamente diverso dalla copertina e nonostante questo volevo che quella sensazione che avevo percepito quando vidi per la prima volta questa illustrazione rimanesse integra nella sua fredda replica digitale. Catturavo ogni singolo elemento e lo accarezzavo con il mouse. Man mano quell’opera iniziava a diventare sempre più mia. L’avevo rubata e ne coglievo ogni singolo elemento. 

“Piano”, il risultato finale di questo lavoro, oggi è ben incorniciato nella parete delle mie opere pittoriche di casa. e dopo aver inviato in Canada il disegno e il file digitale, la cosa più bella è stata ricevere l’assegno da 1.000 dollari e la telefonata che annunciava di essermi classificato come primo d’Italia e di poter continuare il concorso internazionale tra tutti i vincitori delle nazioni partecipanti.

Nell’anno in cui mi sono sposato e in cui è nata mia figlia Selene ho ricevuto un ulteriore premio dalla vita. Mi ero classificato secondo a livello mondiale. Il trofeo, l’assegno da 5.000 dollari, la stampante QMS a colori e altri premi erano la ciliegina nella torta di quell’anno eccezionale. 

L’idea di base dell’illustrazione non era mia. L’avevo rubata. La realizzazione fisica, l’aver catturato ogni singolo elemento, trasformandolo in digitale con il mio stile era farina del mio sacco. Il rubare in questo caso mi ha consentito di poter sviluppare qualcosa di unico. Nell’ambito artistico non c’è solo l’istinto naturale, ogni miglioramento ha a che fare con l’assorbimento e l’applicazione di nuove informazioni e la migliore fonte sono le cose belle da copiare. 

Quindi rubate senza remore, rubate senza chiedere scusa. 

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